La strada del praticante avvocato, per poter accedere all’esame di abilitazione, si fa sempre più difficile a causa dell’introduzione di un corso obbligatorio. Infatti il ministero della Giustizia in data 9 febbraio 2018 ha pubblicato il decreto n. 17 (scarica il Decreto Ministero della Giustizia n. 17/2018) in attuazione dell’art. 43 della legge 247/2012 (consulta l’articolo) che istituisce, al fine di ottenere il certificato di compiuta pratica o tirocinio, la frequentazione di un corso della durata di almeno 160 ore nonché il superamento di complessive tre verifiche.
La normativa.
Il decreto consta di 10 articoli e secondo quanto disposto dall’ultimo articolo: “Il presente regolamento si applica ai tirocinanti iscritti nel registro dei praticanti con decorrenza posteriore al centottantesimo giorno successivo alla sua entrata in vigore”. Pertanto tutti coloro che si iscriveranno a partire dal 27 settembre 2018 (compreso, salvo errori di calcolo) dovranno effettuare il corso previsto per ottenere l’attestato di compiuta pratica. L’attestato di compiuta pratica ovviamente è il documento necessario per poter sostenere l’esame.
Il corso obbligatorio avrà una durata minima non inferiore di 160 ore distribuite in maniera omogenea nell’arco di diciotto mesi di tirocinio. Sarà strutturato in modo da non rendere difficoltoso l’effettivo svolgimento della pratica forense o l’assistenza alle udienze.
I corsi saranno organizzati con moduli semestrali novembre – aprile e maggio – ottobre con iscrizioni consentite almeno ogni 6 mesi.
Dall’art. 3 del Decreto sembrerebbe che il corso non sia solo finalizzato a dare una preparazione tecnica al praticante avvocato, ma piuttosto una formazione generale. Quando oltre alle materie classiche il predetto articolo indica teoria e pratica del linguaggio giuridico e organizzazione ed amministrazione dello studio professionale mi sembra che stia invitando le varie organizzazioni ed associazioni forensi a “formare” un avvocato in modo completo.
Nota personale.
Personalmente spero che questa esigenza nasca da un discorso più ampio. Considerando che da qualche decennio la figura dell’avvocato è andata piano piano sminuendosi, questa potrebbe essere una buona occasione per i docenti dei corsi (che si presume abbiano acquisito un’adeguata professionalità) per formare la mentalità dell’avvocato di domani. nella speranza di riportare il ruolo e la figura del legale nella posizione che merita all’interno della società.
Cosa cambia per il praticante.
Per il praticante cambia molto. non solo dal punto di vista dell’impegno che dovrà mettere nei diciotto mesi di tirocinio, ma anche economicamente. Il costo del corso obbligatorio sarà a carico del frequentante in quanto si legge all’art. 6 che le scuole di formazione: “[…] possono prevedere la corresponsione di una quota di iscrizione, destinata alla copertura delle spese di organizzazione e degli eventuali compensi dei docenti”. Lo stesso articolo poi prevede che il Consiglio Nazionale Forense predisponga delle linee guida in modo da garantire il contenimento dei costi di formazione .
Purtroppo questo parametro ancora non è possibile quantificarlo in quanto nessun corso obbligatorio è stato già predisposto.
Conclusione.
Sicuramente rispetto a molti paesi della stessa Unione Europea, in Italia per diventare avvocato la strada si sta facendo sempre più in salita. Vero è che in questi ultimi anni oramai sia la facoltà di giurisprudenza che la professione dell’avvocato erano diventate un refugium peccatorum per tutti coloro che non avevano le idee chiare sul cosa avrebbero voluto fare da grandi. Questo ha comportato un aumento spropositato di professionisti che non ha fatto bene alla categoria. Leggendo il decreto e considerando le conseguenze pratiche, sembrerebbe che si voglia perseguire un fine secondario che non è quello della formazione del praticante avvocato. Ritengo che complicare la vita al praticante avvocato non sia comunque una strada percorribile; purtroppo per chi si dovesse trovare ad iscriversi a fine settembre 2018, dovrà necessariamente adeguarsi alla nuova disciplina.