In questo momento di emergenza Coronavirus, le opposizioni stanno contestando aspramente il Premier Conte per non convocare le Camere al fine di prendere decisioni condivise. Prendendo spunto dal mio articolo pubblicato sul sito Hdemos.it (leggi l’articolo) sulla presunta illegittimità dei DPCM del Premier Conte e dai commenti ricevuti, vorrei ora analizzare non tanto la formalità degli atti utilizzati dal Presidente del Consiglio, quanto l’assenza della democrazia che stiamo vivendo durante questa emergenza epidemiologica. La democrazia, intesa come forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo, tramite rappresentanti liberamente eletti, in questi giorni non trova espressione. Questo in quanto il Premier Conte mediante l’utilizzo di strumenti giuridicamente previsti dall’ordinamento (ma utilizzati secondo me in modo improprio) sta modificando la libertà personale degli italiani senza coinvolgere in alcun modo le camere.
Qual è il nodo della questione.
Le questioni principali sono due: la dichiarazione dello stato di emergenza e il Decreto Legge n.6/2020.
La dichiarazione dello stato di emergenza.
E’ una previsione specificatamente prevista dal D.Lgs 1/2018 al fine di dare poteri maggiori al Dipartimento della Protezione Civile. Non conferisce poteri particolari al Premier (come contrariamente si potrebbe pensare). La nostra Costituzione prevede, al fine di conferire poteri particolari al Premier con conseguente possibile diminuzione dello stato democratico, solo la dichiarazione dello stato di guerra. Dopo la predetta dichiarazione, il parlamento mediante l’approvazione di una legge, stabilisce quali siano i poteri da conferire al Capo del Governo e la loro durata. Ovviamente e per fortuna questa procedura è ben lontana dell’essere applicabile.
Il decreto legge n. 6/2020.
E’ l’atto con il quale il Premier Conte si è conferito i poteri di poter attuare, mediante l’utilizzo dei DPCM, le disposizioni generali contenute nel decreto stesso. I Decreti Legge sono atti del Governo che, in caso di necessità ed urgenza, possono essere emanati senza alcun preventivo controllo del Parlamento. Le Camere devono necessariamente ratificare il contenuto del Decreto Legge entro 60 giorni dalla sua pubblicazione. Senza contare il fatto che le Camere potrebbero anche non ratificare e conseguentemente il Decreto Legge perderebbe efficacia ex tunc (ovvero da allora).
Pertanto fino a quando il Parlamento non effettua la prevista attività è possibile definirlo come un “atto emesso inaudita altera parte”. I DPCM sono considerati fonte secondaria di produzione normativa e non sono previsti dalla Costituzione quale strumento per emanare atti avente forza di legge. Per le decretazioni di urgenza la nostra Costituzione prevede l’utilizzo dei soli Decreti Legge. Per questo motivo ritengo che non sia legittimo l’auto-conferimento di poteri previsti dal Decreto Legge 6/2020 a prescindere dal fatto che ancora non è intervenuta la ratifica da parte del Parlamento.
IMPORTANTE: le questioni riguardanti le libertà degli italiani possono essere affrontate e limitate solo da leggi e/o atti aventi forza di legge non da fonti secondarie.
Le mie riflessioni sull’operato (poco democratico) del Premier.
Prescindendo dalla forma usata dal Premier Conte, praticamente tutte le decisioni e le limitazioni per gli italiani sono decise e messe in atto solo da una persona. Le sue decisioni non sono state ancora rivalutate da alcun organo collegiale preposto a tale scopo (il Parlamento). È per questo che ritengo che la democrazia in questa fase della vita della Repubblica sia assente. Alcuni politici dell’opposizione affermano che il Premier stia facendo tutto questo per un proprio rendiconto personale (soprattutto dopo aver affidato alla diretta Facebook dalla propria pagina personale l’anticipazione dell’ultimo DPCM, quello del 23 marzo) ma queste sono valutazioni politiche che non mi competono.
Personalmente, tralasciando le valutazioni soggettive riguardo al merito dei provvedimenti ed alle modalità di esposizione e comunicazione, utilizzare i DPCM dopo l’auto-conferimento non è (per me) accettabile. Allo stesso modo ritengo che, in una situazione come quella attuale, i Decreti Legge (nonostante ci siano 60 giorni di tempo per la ratifica) dovrebbero essere ratificati immediatamente. Questo per dare al cittadino la sensazione che lo Stato (e non una singola persona) stia agendo con serietà, forza e rapidità. La nostra Costituzione prevede le ipotesi di decretazione in caso di urgenza e quelle devono essere attuate. Non si può con un Decreto Legge (soprattutto ancora non ratificato) aggirare la nostra Carta Fondamentale.
Conclusioni.
Non giudico in alcun modo le misure prese dal Governo Conte. Valuto in modo oggettivo e critico, gli strumenti utilizzati dal Governo per fronteggiare l’emergenza in atto. Personalmente ritengo che la Costituzione dovrebbe essere integrata al fine proprio di prevedere una situazione intermedia tra lo stato di guerra (non applicabile nel caso concreto) e la decretazione di urgenza (probabilmente non perfettamente adeguata a fronteggiare una epidemia). Fino a quando però non verrà modificata la nostra Carta Fondamentale, è necessario operare all’interno delle regole esistenti. All’interno dell’utilizzo delle regole esistenti si potrà valutare l’opportunità o meno di effettuare alcune scelte.
***ATTENZIONE*** Quanto desso sin ora non significa in alcun modo che gli atti del Governo non siano idonei a comminare sanzioni in caso di violazione. In merito segnalo il mio articolo sull’articolo 650 del codice penale in relazione all’autodichiarazione. Leggi qui
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