Sono veramente stanco dei titoli ingannevoli e della pratica del titolo “acchiappa like” come nell’ultimo articolo che mi è capitato di leggere: “Nel sesso orale non c’è costrizione” così la Giudice assolve il carabiniere dall’accusa di stupro[1] o ancora “Violenza sessuale, sentenza choc a Livorno <<Nel sesso orale non c’è costrizione>>”[2]. La pratica del clickbait continua ad essere la preferita dalle testate giornalistiche e dai social al fine di acquisire consensi, commenti e like. Il clickbait utilizza titoli accattivanti, fuorvianti e sensazionalisti che incitano l’utente a cliccare, facendo leva sull’aspetto emozionale di chi vi accede. Il suo obiettivo è quello di attirare chi apre questi link per incoraggiarli a condividerne il contenuto per aumentarne la diffusione, tramite condivisione sui vari social, aumentandone quindi in maniera esponenziale i proventi pubblicitari.
I titoli si sono sostituiti agli articoli.
In un mondo dove tutto è veloce e dove non si ha più tempo di dedicare due minuti alla lettura, è sempre più frequente che siano in moltissimi a leggere solo il titolo. Lo affermava già la Stampa nel marzo del 2018 con un articolo a firma di Anna Masera:
“Lo sostengono i dati delle ricerche sul fenomeno. Ma ci capita di osservarlo anche in base ai messaggi che riceviamo: commenti o critiche ad articoli di lettori che chiaramente formulano le loro opinioni solo in base al titolo. […] Una ricerca condotta da studiosi informatici francesi e americani ha voluto approfondire questa tendenza, ed è emerso che il 59 per cento dei link di articoli condivisi sui social media non vengono cliccati: in altre parole, le persone che rilanciano notizie lo fanno solo in base ai titoli, senza leggerle. […] Quanto potere, in un titolo. Praticamente, nell’era di Twitter, i titoli stanno diventando gli articoli.” (clicca qui per leggere l’articolo).
La disinformazione dei titoli ingannevoli.
Questo ha portato una sempre maggiore attenzione a redigere titoli attraenti al punto tale da diventare ingannevoli o vere e proprie notizie false. Infatti molto spesso leggendo l’articolo ci si rende conto che il titolo e/o il sottotitolo in realtà sono l’opposto del contenuto.
La maggior parte di questi titoli poi riguardano argomenti che provocano indignazione o sdegno come le questioni riguardanti le discriminazioni di genere o in particolar modo la prevaricazione maschile a discapito della donna. Nel caso di specie infatti riguardano una presunta violenza sessuale attuata mediante rapporti orali. Ovviamente ho preso come esempio questo ultimo fatto di cronaca ma gli esempi potebbero essere molti. Ho già espresso la mia opinione sulle fake news e la disinformazione fornendo altri esempi.
Perché questo titolo è ingannevole.
Perché semplicemente non è veritiero. Soprattutto è falsa l’informazione che sottende e che la maggioranza della popolazione è disposta ad interpretare. Affermando che Violenza sessuale, sentenza choc a Livorno <<Nel sesso orale non c’è costrizione>> si lascia intendere che un giudice abbia assolto un imputato il quale ha violentato una donna per averla costretta (e quindi con forza o violenza o minaccia) a subire del sesso orale.
Leggendo ancora l’articolo si legge che come motivazione il giudice avrebbe detto che “Solo in un caso ricorda che XXYY, per convincerla a una prestazione orale, le avrebbe avvicinato con forza la testa alle proprie parti intime, ma, ribadito che anzitutto non è in alcun modo specificato in quali concreti termini sia stata compiuta questa violenza, è ben chiaro che il gesto in sé non può comportare una coazione della continuazione del rapporto, che necessita, per le stesse modalità del tipo di rapporto sessuale, di una piena partecipazione attiva della donna”. Già solo da questo passaggio si capisce che il titolo è fuorviante anche senza essere un avvocato o un giurista.
Affinché si configuri la violenza sessuale è necessaria una violenza che costringa un soggetto a subire un rapporto sessuale che non è voluto. Violenza che evidentemente il Giudice ha ritenuto non esserci e conseguentemente ha assolto l’imputato. Questo però è ben diverso dal sostenere che costringere una persona ad un rapporto orale non è violenza sessuale.
Quali sono le conseguenze.
Le conseguenze di questi titoli ingannevoli consistono nel creare delle convinzioni errate (socialmente, moralmente, eticamente giuridicamente ecc.) nei soggetti superficiali che non leggono e non approfondiscono la notizia. Personalmente ritengo questo un pericolo talmente elevato che dovrebbe essere posto all’attenzione degli organi politici. Immaginate per assurdo un ragazzo che legge il titolo del giornale e si convince di quella affermazione. Una sera poi pensando di essere nel giusto, costringe una ragazza a del sesso orale…. È un rischio che si vuole correre? Per me no!
Altra conseguenza importante è la denigrazione del diritto e le offese che la Giudice ha dovuto subire ingiustamente. Infatti la notizia, che è stata spammata in modo virale sui social, ha ricevuto innumerevoli commenti tutti profondamente offensivi.
Conclusioni.
Meno male che il giudice che ha emesso questa sentenza era una donna, altrimenti si sarebbe scatenata anche l’ira del web per comportamenti maschilisti e misogini. Sicuramente il problema dei titoli ingannevoli è un qualche cosa di molto più ampio rispetto a quanto da me scritto, però ritengo che debba essere preso in considerazione dall’ordine dei giornalisti e dallo Stato. È eccezionale la libertà di espressione che ci ha dato il meraviglioso mondo di internet ma questa non può (e non deve) essere utilizzata in modo improprio e dannoso altrimenti si rischia di rovinare tutto.
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